Le regole dell’email marketing e dei filtri antispam

23-08-2016

Che siate un’azienda o un libero professionista, quando iniziate un’attività di comunicazione attraverso l’invio di email a molti utenti, che sia informativa o commerciale, state sicuramente compiendo un’azione di email marketing. Diventa quindi cruciale conoscerne il funzionamento e le regole che la governano affinché le vostre email vengano recapitate evitando di venire etichettate come “spam”.

Andiamo nel dettaglio

I filtri antispam utilizzano una combinazione di tecniche per poter identificare le email indesiderate:

Da una parte c’è la tecnica del Blacklisting, che consiste nell’individuazione di liste di parole, domini o altre caratteristiche da utilizzare come filtro diretto.

In quest’ottica, una mail viene verificata e “approvata” in base alla presenza di uno degli elementi della lista.

Dall’altra parte esiste una tecnica più avanzata collegata all’assegnazione di un punteggio. Si tratta di uno “score” legato a molti aspetti dell’invio di una mail e assegnato sulla base di precise caratteristiche che definiscono e classificano come Spam le email che superano una determinata soglia di punteggio.

Attualmente, la maggior parte dei filtri utilizza comandi automatizzati che fondano i loro calcoli su ciò che hanno fatto i propri utenti in passato rispetto la ricezione di email che riportavano caratteristiche simili a quelle dell’email presa in esame.

Ad esempio, a seguito di un numero considerevole di segnalazioni di spam circa messaggi che riportavano un collegamento verso uno specifico sito, un filtro potrebbe automaticamente inserire questo sito in blacklist e identificare come spam le successive email contenenti il medesimo collegamento.

Lo stesso filtro, individuando il recupero di messaggi contenenti quel collegamento dallo spam, potrebbe decidere di rimuoverlo dalla blacklist.

Inoltre, il filtro terrà conto anche di operazioni quali la cancellazione di un messaggio non letto, oppure, l’interazione, sia essa l’apertura, la risposta o i clic sui collegamenti dell’utente con l’email.

Le caratteristiche prese in esame dai filtri sono molte:

  • IP del server di spedizione
  • firma DKIM
  • domini linkati
  • nome, email e dominio del mittente
  • parole dell’oggetto
  • caratteristiche del testo
  • rapporto tra testi ed immagini
  • siti web (o domini) nei quali sono ospitate le immagini (o altre risorse) incluse nel messaggio.

Per ognuno di questi elementi viene indicata una cosiddetta “reputazione”, determinata da dei meccanismi di “memoria dei comportamenti” che caratterizzano i messaggi che li contengono. Alcuni filtri antispam bloccano l’email quando uno dei fattori supera, negativamente, una determinata soglia di reputazione in base ad una valutazione complessiva delle reputazioni dei singoli fattori.

Ogni email ignorata perché ritenuta non rilevante, potenzialmente diminuisce la “reputazione” di ciascun elemento caratterizzante e aumenta quindi le probabilità che le email successive (anche la stessa newsletter inviata ad altri destinatari dello stesso dominio pochi minuti dopo) possano essere classificate come spam.

Chi mostra interesse invece, potrà essere catalogato ai fini di una più accurata segmentazione, che ci permetterà di aumentare la rilevanza delle nostre comunicazioni.

Utilizzando le informazioni di gradimento in modo strategico e funzionale, riusciremo a migliorare il rendimento degli invii e abbattere il rischio di essere bloccati dai filtri antispam.